La Seconda Guerra Mondiale

L’Armata Rossa entra nella città tedesca di Demmin

Il suicidio di massa di Demmin è stato un suicidio di massa commesso dagli abitanti della città di Demmin, nella provincia della Pomerania (attuale Meclemburgo-Pomerania occidentale, Germania), tra il 30 aprile e il 2 maggio 1945. Le morti sono avvenute durante il panico generale causato dalle atrocità commesse dai soldati dell’Armata Rossa, che avevano precedentemente saccheggiato la città. Anche se il numero di morti varia, il caso Demmin è noto per essere il più grande suicidio di massa registrato nel Paese e parte dei suicidi di massa effettuati tra la popolazione tedesca nel 1945.

Ufficiali nazisti, della Wehrmacht e diversi civili erano fuggiti dalla città prima dell’arrivo dell’Armata Rossa, mentre migliaia di rifugiati provenienti dall’Est avevano cercato asilo a Demmin. Tre negoziatori sovietici furono fucilati prima dell’arrivo dei soldati dell’URSS nella città, contro i quali la Gioventù hitleriana, tra gli altri, aprì il fuoco una volta dentro Demmin. La Wehrmacht, durante la sua ritirata, aveva fatto saltare i ponti sui fiumi Peene e Tollense, con il risultato di chiudere la città a nord, sud e ovest, bloccando l’avanzata dell’Armata Rossa e intrappolando i civili rimasti a Demmin. I sovietici infine saccheggiarono e bruciarono la città, commettendo ogni sorta di stupri ed esecuzioni.

Numerosi abitanti e rifugiati erano decisi a suicidarsi, alcuni con il resto delle loro famiglie. I metodi di suicidio includevano l’annegamento nei fiumi, l’impiccagione, il taglio dei polsi e l’uccisione. Molti dei corpi furono sepolti in fosse comuni e, dopo la guerra, il suicidio divenne un argomento tabù nella Repubblica Democratica Tedesca, sotto il governo del Partito di Unità Socialista della Germania.

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