IL RISCATTO
Adesso che gli Italiani rapiti sono tornati nelle loro case, la domanda é a quale prezzo é avvenuto il “ritorno”. Precisiamo subito che NON é stata pagata nessuna somma e NON sono stati liberati criminali detenuti in Italia. Quindi di che riscatto parliamo ?Solo di quello politico. Haftar voleva un nuovo riconoscimento internazionale della sua forza politica. Ha chiesto ed ottenuto che il Primo Ministro e il Ministro degli Esteri di un Paese “importante” si recassero davanti a lui a Bengasi per chiedergli un favore .Un atto di sottomissione. Questo il prezzo. Ma il ruolo chiave in tutta la vicenda, lo ha giocato l’Egitto. Non la Russia come ipotizza il fantino di Arcore, sempre restia a mettersi in mezzo a situazioni confuse dalle quali non c’é da guadagnare nemmeno un rublo. L’Egitto quindi, del “fraterno amico” Al-Sisi con il quale facciamo affari d’oro mettendo in cantina i Diritti Umani, si é mosso con forza presso l’alleato (Haftar) convincendolo che la situazione non avrebbe avuto nessun epilogo felice se avesse continuato nel suo crimine. A tal proposito, il dittatore cairota ha inviato a Bengasi, ABBAS KAMEL, il Capo dell’Intelligence egiziana e considerato uno tra i più stretti collaboratori del duce faraonico. KAMEL ha incontrato Haftar e il Presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh in un faccia a faccia alle porte di Bengasi. Dopo l’incontro, il Caporale ha incaricato Saleh di organizzare la “Canossa” italiana, prezzo del riscatto per la liberazione dei pescatori. Contemporaneamente e al solo fine di esaltarsi davanti all’opinione pubblica, Haftar, tramite un giornale a lui fedele, ha fatto circolare la voce che l’Italia avrebbe liberato gli scafisti detenuti. Ma ripeto, é solo una notizia destinata ai fedeli sudditi creduloni del Ratto. Quindi oggi, siamo in debito non con Haftar ma con Al-Sisi. E francamente non so chi dei due sia peggio. Ma l’Egitto cosa ci guadagna in tutto questo ?Primo che si quietino le acque su Regeni, secondo che si calmino su Zaky. Continuino pure le manifestazioni solidali della Società Civile ma non vengano recepite dalle Istituzioni italiane. In pratica continuino i rapporti e gli affari come se niente fosse. E niente sarà.
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