GIUSTIZIATO IL ” MACELLAIO “

Ieri, in una Bengasi stretta in una morsa di posti di blocco, rastrellata dalle forze speciali dell’Esercito in assetto di guerra, un commando ha affiancato la vettura di Mahmud Mustafa Busayf al-Werfalli, meglio conosciuto come il “Boia della Cirenaica” e lo ha ucciso, insieme alla sua scorta.Cinque uomini armati hanno scaricato i loro mitra su Werfalli e si sono dileguati nei vicoli della città.Finisce cosi’ il potere del Boia, l’uomo, fedelissimo di Haftar, noto per la sua ferocia, la sua crudeltà, il suo disprezzo verso tutti coloro che osavano interferire con i traffici criminali messi in atto sotto la protezione del Generale.Werfalli era il Capo di tutte le operazioni più sporche e sanguinose di Haftar, il suo braccio destro insanguinato, colui che non si arrestava di fronte a nulla, quello che ripeteva spesso “io sono il braccio di Dio”.Amava giustiziare i suoi nemici in piazza, come quando radunò una folla davanti a una moschea di Bengasi, dov’erano esplose due autobombe, e a favore di telefonini e d’applausi fece inginocchiare dieci prigionieri bendati, per giustiziarli personalmente, uno dopo l’altro, con un colpo di pistola in testa.. ” Questa è la mia legge ” grido’ al pubblico festante che lo osannava.Non era la prima esecuzione sommaria, già un anno prima, nel cortile di una scuola, davanti agli occhi dei bambini sconvolti, uccise a sangue freddo a raffiche di mitra, una trentina di prigionieri …. “Cosi muoiono i vigliacchi, non dovete avere alcuna pietà”.E non ebbe infatti nessuna pietà per una Donna, accusata dai vicini di casa d’essere una strega e compiere riti satanici.La fece portare allo zoo di Bengasi e la butto’ in pasto ai leoni.Il tutto filmato dal sempre presente popolo osannante.Ma questo suo delirio d’onnipotenza cominciava ad infastidire il Generale, che temeva di diventare la sua prossima vittima.Le condizioni di salute di Haftar, il suo declino militare e l’isolamento politico in cui si trova, hanno convinto il Rais che la presenza di Werfalli era diventata un peso insostenibile.Da qui, la decisione di farlo uccidere.Perché non c’é alcun dubbio che il mandante dell’agguato, sia proprio Lui, il Generale che voleva diventare Presidente della Libia.Nessuno piangerà questo individuo, nemmeno i suoi “fedelissimi” che vista la situazione, hanno immediatamente giurato la loro fedeltà, peraltro non richiesta, ad Haftar, chiedendo che sia fatta luce sulla strage.Luce che non s’accenderà mai, per volere dello stesso Generale che, divorato da un male inguaribile, resta chiuso nelle sue stanze a meditare sul crollo di tutti i suoi sogni di potere.

Claudio Khaled Ser

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