Erdogan e il Mediterraneo: l’analisi di Gastone Breccia

Erdogan e il Mediterraneo. Analisi di Gastone Breccia (docente di Storia Bizantina ed esperto di storia militare e geopolitica, autore dei saggi Guerra all’Isis e Missione Fallita).

Ho appena letto un articolo intitolato “Beware the Guns of August”, ovvero “attenzione ai cannoni d’agosto”, con riferimento ovviamente all’inizio della Grande Guerra. Forse dovremmo dire “Beware the drills of August”, “attenti alle trivelle di agosto”. Erdogan ha mandato le sue navi tra Castellorizo (l’isoletta greca del film “Mediterraneo”, a due chilometri dalla costa turca) e vicino a Rodi. I greci hanno mandato navi da guerra nelle stesse acque. I francesi pure. Si è già sfiorato l’incidente che potrebbe dare inizio a una guerra nel Mediterraneo orientale.

Come sempre conviene fare l’appello di chi sta con chi, e poi capire perché.

Squadra 1:
Turchia
Libia (Tripolitania)
Fratellanza Musulmana (Hamas)
Qatar
Italia (in Libia)

Squadra 2:
Grecia
Francia
Egitto
Libia (Cirenaica)
Israele
Emirati Arabi Uniti
Russia (in Libia)

Direi che non ci dovrebbe essere partita.
Erdogan ha puntato alto e sta rischiando tantissimo: prima con l’accordo sulla ZEE comune (“zona economica esclusiva”) stretto con Tripoli nel 2019, che danneggia in modo talmente scoperto la Grecia da essere un vero e proprio atto ostile; poi – in questa estate calda del 2020 – con la mossa propagandistica di Santa Sofia e quella più diretta delle ricerche di risorse naturali nelle acque del Dodecanneso.

Dunque: se scocca una scintilla, se il confronto diventa militare, ma anche se il braccio di ferro tra le due squadre rimane a livello politico-economico (sanzioni, ricatti, insulti…) la squadra 1 perde.
Erdogan fa la voce grossa ma lo sa.
Ha quindi due opzioni razionali: trovare nuovi alleati, oppure fare un passo indietro.

Più una terza irrazionale: provocare un incidente con la Grecia, farsi affondare una nave e reagire con la forza, e poi vada come vada. Una volta che si inizia a morire, come sanno tutti gli strateghi, anche i piani migliori sono da buttare e da rifare daccapo. Di fronte a uno scambio di cannonate coi greci Erdogan avrebbe inizialmente un consenso quasi unanime in patria (lascio fuori solo i curdi più duri); e poi chissà…

Torniamo alle due scelte razionali.
La seconda è improbabile, non ce lo vedo in questo momento il Reis a fare un passo indietro, non dopo aver detto e rischiato tanto. Sarebbe un gesto saggio ma un suicidio politico.
La prima scelta rimane l’unica realistica.
Ma non è facile trovare alleati per Erdogan. Perché ce ne sarebbero, ovviamente, belli e pronti: gli Iraniani, con tutta la costellazione sciita, Hezbollah in testa.
Ci sono però due grossi problemi.

Primo: Erdogan vuole diventare nuova guida dell’Islam sunnita, sfruttando a proprio vantaggio il “tradimento” appena consumato ai danni dei Palestinesi dagli Emirati Arabi Uniti, oltre che i vecchi tradimenti di Egitto e Arabia Saudita: ma è un po’ difficile, se si vuol essere la guida dei veri credenti sunniti, allearsi con gli sciiti.
Sarebbe sciocco sottovalutare gli aspetti religiosi della situazione attuale.

Secondo: Turchia e Iran nello stesso campo rappresenterebbero il rovesciamento di secoli di storia.
Gli Ottomani hanno combattuto guerre lunghe e sanguinose contro i Safavidi: il 23 agosto 1514, nella battaglia di Chaldiran (qui sotto) il sultano Selim I inflisse una disastrosa sconfitta alle forze dello share safavide sciita Ismail I. Dopo la battaglia gli ottomani giunsero fino ad occupare e saccheggiare la capitale nemica di Tabriz…
La pace tra i due imperi, con la definizione dei confini (molto simili agli attuali tra Turchia e Iran) sarebbe stata stipulata più di un secolo dopo, tanto per dare un’idea della durezza della lotta.
Se al mondo ci sono due nemici giurati, divisi da ambizioni territoriali e culturali, religione, carattere, sono proprio turchi e iraniani. Quindi…

Quindi “beware the drills of August”, attenzione alle trivelle di agosto.
Perché se messo con le spalle al muro, dopo aver fatto passi imprudenti, Erdogan potrebbe essere tentato di rovesciare il tavolo.
Basta poco: un “incidente di Castellorizo” potrebbe prendere il posto, nei libri di storia, di altri incidenti famosi, che hanno dato inizio a guerre che nessuno voleva, a nessuno convenivano, ma sono scoppiate lo stesso.

P.s. n. 1:
Visto l’Italia dove è schierata, nelle formazioni qui sopra?
Solo in Libia, certo.
E intanto vende ottime navi da guerra a uno dei giocatori di punta della squadra n. 2.
Siamo furbi? O siamo molto stupidi?

P.s. n. 2:
Accordi recenti:

  1. Grecia-Egitto hanno dichiarato a loro volta una ZEE comune per contrastare quella turco-libica.
  2. Israele e Emirati Arabi Uniti hanno aperto relazioni diplomatiche ufficiali.
    Due cattive notizie per Erdogan. Che potrebbe decidere di avvicinarsi di più ai palestinesi di Hamas, ad esempio. Pericoloso. E l’ANP cosa può fare? Se lascia definitivamente ad Hamas la gestione della lotta (e della disperazione) dei palestinesi, si condanna all’irrilevanza. Se sceglie di avvicinarsi agli sciiti (Hamas lo ha già fatto, però) corre un rischio enorme. Potrebbe rilanciare e sollecitare Erdogan a diventare davvero il protettore di al-Quds, “la Santa”, Gerusalemme per gli arabi, senza coinvolgere gli sciiti, ma…

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