Ucciso Ayman al Zawahiri
Ad annunciarlo la Casa Bianca, stando alla quale l’operazione è stata messa a segno dalla CIA, con un drone entrato in azione a Kabul. Non ci sarebbero altre vittime.
Al Zawahiri è stato colpito sul balcone di una casa nella capitale afghana, in cui viveva con moglie, figli e nipoti. La sua presenza era già stata accertata a più riprese in città, da dove l’esercito statunitense si era ritirato in tutta fretta di fronte all’avanzata talebana nell’agosto scorso. Non usciva mai. Il progetto per ucciderlo era stato presentato al presidente il 1° luglio nella “situation room” della Casa Bianca, da dove Barack Obama aveva seguito il blitz contro bin Laden 11 anni fa.
Chi era Ayman al Zawahiri
Leader da 11 anni di al Qaida dopo la morte di Osama bin Laden, il 71enne Ayman al Zawahiri non aveva il carisma del predecessore. Il gruppo terrorista aveva perso importanza sotto la sua guida, “soppiantato” dall’emerge dell’autoproclamato Stato islamico, finendo sparpagliato in fazioni sparse in vari Paesi ma meno coordinate, anche per effetto dell’uccisione di molti luogotenenti. Al Zawahiri era nato in Egitto, dove era stato condannato a tre anni di carcere nel 1981, nel processo che seguì l’uccisione del presidente Anwar al Sadat. Medico di formazione, aveva lavorato in Pakistan per la Mezzaluna rossa, curando i feriti per l’invasione sovietica dell’Afghanistan. Ritornato nell’area, conobbe bin Laden, ma poi rientrò in Egitto, dove condusse la Jihad islamica su posizioni molto radicali. È considerato coinvolto nel tentativo di assassinio di Hosni Mubarak ad Addis Abeba nel 1995, nell’attentato all’ambasciata egiziana di Islamabad nel medesimo anno (16 morti) e nella strage di Luxor del 1997, in cui morirono 62 turisti fra cui 36 svizzeri. Condannato a morte in contumacia in patria nel 1999, era ormai al fianco di bin Laden. Il resto, dal 2001 in poi, è storia
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