Scontri a Beirut
da Farid Adly (Agenzia ANBAMED)
Manifestazioni di massa nel centro di Beirut, la famosa piazza del Burj (piazza della Torre), meglio nota come piazza dei Martiri. La polizia ha tentato di bloccare gli accessi alla piazza, ma la gente ha superato tutti gli ostacoli. Duri scontri e diversi voci sull’uso di proiettili da guerra contro i manifestanti. Secondo la croce rossa, 268 feriti tra i quali oltre sessanta finiti in ospedale. Un agente è morto durante gli scontri, “dopo aver subito un agguato”, secondo il comunicato del ministero dell’Interno. I manifestanti sono entrati nel ministero degli esteri e hanno mandato in frantumi le foto del presidente della Repubblica Aoun. Sulla facciata del ministero è stato esposto uno striscione con la scritta: “Beirut città libera dalle armi”. L’esercito è intervenuto per cacciarli. Sono state occupate anche la sede del ministero dell’energia e l’associazione delle società bancarie. Protesta piena di rabbia e, a differenza di quelle iniziate nel mese di Ottobre dell’anno scorso, sembra senza né un obiettivo politico, né rivendicazioni concrete. Esiste il serio rischio che lo scontro si trasformi in conflitto confessionale. Ma ci sono state anche altre espressioni di critica al governo, con la partecipazione dei volontari alla pulizia delle strade dai detriti e vetri sparsi in seguito all’esplosione. Gruppi organizzati di giovani che indossano magliette con la scritta: “Sono un cittadino”, hanno espresso un giudizio molto duro contro l’operato di questo governo e di quelli precedenti: “sono una parte del problema, non la soluzione. Beirut rinascerà per il lavoro dei suoi cittadino, non per merito di questi governanti incapaci e corrotti”, hanno detto in un’intervista ad una tv libanese.
Sono lunghe le attese dei parenti dei dispersi e con il passare dei giorni si perde la speranza di trovarli vivi. Sono 60 i dispersi attualmente accertati. Il numero delle vittime è salito a 158.
Sul livello politico, dopo le uscite del presidente Aoun e del segretario di Hezbollah, Nasrallah, con il rifiuto della commissione internazionale d’inchiesta, l’opposizione comincia ad attaccare frontalmente il governo. Il partito Kataeb (maronita), che ha perso nella strage il suo presidente, ha annunciato che i suoi deputati (3) hanno presentato le dimissioni dal Parlamento. Oltre a questi tre deputati, ha presentato le dimissioni Pola Yacoubian eletta nella lista della società civile e Maewan Hamada, vicino al Partito Socialista progressista di Walid Jumblatt. Tutti chiedono la commissione internazionale per accertare la verità. Il premier Diyab, per attenuare la rabbia popolare, ha annunciato che proporrà al Consiglio dei ministri le elezioni anticipate per la prossima Primavera 2021.
Oggi, Domenica, su invito della Francia si terrà la video-conferenza dei paesi donatori, alla quale hanno annunciato la loro partecipazione molti capi di Stato e di governo
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