La guerra in Kurdistan

da Agenzia Anbamed

Un bombardamento turco ha fatto strage tra i turisti a Zakho, nella provincia di Dahouk nel Kurdistan iracheno: 9 morti e 23 feriti in un resort in montagna vicino al confine con la Turchia colpito da colpi di mortaio giunti – secondo la polizia del Kurdistan autonomo – da oltre confine. Il governo di Baghdad ha convocato l’ambasciatore turco per protestare contro “la violazione della sovranità” e ha richiamato quello iracheno ad Ankara per consultazioni. Il premier Al-Kadhimi ha chiesto al governo turco di ritirare le proprie truppe dal territorio iracheno, che occupano di 25 anni. Il governo turco, contro ogni evidenza, ha sostenuto che non sia stato il suo esercito a sparare, ma i “terroristi”. Dallo scorso aprile, l’esercito di Ankara compie attacchi contro il nord iracheno dove si sono rifugiati i combattenti del PKK, ma i raid e l’artiglieria hanno colpito, nella maggior parte delle azioni, inermi civili.

Nel frattempo, 6 agenti delle forze di sicurezza sono stati uccisi da un agguato dei jihadisti nella provincia di Salahuddin. Una fonte militare ha affermato che un gruppo di assalto costituito da 15 elementi hanno attaccato, poco dopo mezzanotte di martedì, la caserma della polizia di Jallam, a 170 km a nord di Baghdad. La sparatoria è durata oltre un’ora e si è conclusa con il ritiro degli attaccanti. Nella zona montagnosa sono presenti molte cellule di terroristi dell’Isis, che si nascondono nella boscaglia e compiono attacchi contro civili di passaggio per autofinanziamento. Le diverse operazioni condotte dall’esercito hanno messo fuori combattimento, con uccisioni e arresti, molti terroristi, ma non è stato possibile bonificare completamente il territorio.

Situazione tesa anche nel nord della Siria (Rojava) dopo il vertice di Teheran tra Putin, Erdogan e Raissi. Un drone di fabbricazione turca è sato intercettato nelle vicinanze della base russa di Hmeimim. Non si conosce da che zona sia stato lanciato e chi siano gli autori. I sistemi di difesa russi lo hanno distrutto in cielo a due km dalla base aerea. Tutto il nord della Siria è oggetto di movimenti militari, sia con l’ingresso di truppe e carri armati turchi, sia con l’arrivo di forze militari governative per la difesa di Manbij e Tal Rifaat, minacciate da nuova invasione turca. Le forze democratiche siriana hanno dovuto accordarsi con il governo di Damasco per il ritorno delle truppe nella zona autonoma, per bloccare l’avanzata minacciata da Erdogan. Il neo sultano ha dichiarato che l’operazione nel nord della Siria è ancora all’ordine del giorno. Ha anche chiesto alle truppe statunitensi di lasciare il territorio siriano ad est dell’Eufrate.

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