La Guerra allo Stato Islamico

Elicottero da combattimento AH-64 Apache USA in azione durante gli scontri alla prigione di Ghwayran , nel nord-est della Siria controllato dai curdi , ieri .

Le Syrian Democratic Forces (SDF) hanno riferito di aver fatto irruzione nella prigione che era stata assaltata dai combattenti dello Stato Islamico, nel Nord-Est della Siria, costringendo almeno 300 militanti ad arrendersi.

La notizia è stata riferita il 24 gennaio dall’agenzia di stampa Reuters , che cita una fonte interna alle SDF. Secondo quanto riportato, alcuni jihadisti sarebbero ancora nascosti in altri edifici nelle vicinanze. Tuttavia, sarebbero in corso piani per sgomberare il resto del centro di detenzione, situato nella città di Hasaka. “Le operazioni di irruzione nel carcere sono iniziate”, ha dichiarato una fonte delle SDF. Un’altra ha aggiunto che gli alleati della coalizione internazionale, guidata dagli Stati Uniti, sarebbero stati coinvolti. Tuttavia, al momento, non risultato dichiarazioni da parte dello Stato Islamico.

Almeno 180 tra detenuti e militanti, insieme a 27 membri delle forze di sicurezza siriane, sono morti da quando i combattenti dello Stato Islamico hanno attaccato la prigione, il 20 gennaio, nel tentativo di liberare alcuni membri dell’organizzazione terroristica. Le SDF inizialmente hanno dichiarato di aver risposto efficacemente all’attacco, ma in seguito hanno riconosciuto che i detenuti avevano preso il controllo di parti della struttura. L’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) ha chiesto l’evacuazione dei quasi 850 bambini trattenuti nel complesso, affermando che la loro sicurezza era a “rischio immediato”. 

Non è chiaro il numero delle vittime degli scontri e neanche quello dei militanti che sono riusciti a scappare da Ghwayran, una delle più grandi strutture che ospita all’incirca 3.500 presunti combattenti dello Stato Islamico, alcuni dei quali ritenuti estremamente pericolosi. Ad ogni modo, quello del 20 gennaio è stato uno dei maggiori attacchi attribuiti allo Stato Islamico dalla sconfitta dell’organizzazione. La fine del califfato islamico dell’ISIS in Siria si fa risalire al 23 marzo 2019, data in cui le SDF hanno annunciato ufficialmente la conquista dell’ultima enclave posta sotto il controllo del gruppo, Baghouz, nell’Est del Paese. 

Le Syrian Democratic Forces, invece, sono un’alleanza multi-etnica e multi-religiosa guidata dalle Unità di Protezione del Popolo (YPG), una forza militare curda. Sin dalla loro formazione, il 10 ottobre 2015, le SDF hanno avuto un ruolo fondamentale nella lotta contro lo Stato Islamico in Siria, grazie anche al sostegno degli Stati Uniti, che hanno fornito armi e copertura aerea. Ad oggi, circa il 25,64% della Siria è controllato dalle Syrian Democratic Forces, la cui influenza si estende soprattutto su Deir Ezzor, Raqqa, al-Hasakah e su alcune zone di Aleppo, tra cui Tell Rifaat.

In tale contesto è importante ricordare che, su un fronte, le SDF sono impegnate contro lo Stato Islamico, ma devono anche fare i conti con le offensive della Turchia, sul fronte siriano-turco. Ankara infatti si oppone alla presenza di milizie curde in un’area così vasta lungo i propri confini. Motivo per cui, nel corso degli anni, l’esercito turco ha condotto una serie di operazioni in Siria. Una delle più recenti, nota come “Fonte di pace”, risale al 9 ottobre 2019 e ha consentito ai gruppi turchi di prendere il controllo di alcune città del Nord-Est della Siria, tra cui Tell Abyad e Ras al-Ain.

Le tensioni e gli scontri aperti tra Turchia e SDF si sono susseguiti nei mesi e negli anni . L otto gennaio 3 soldati turchi sono rimasti uccisi a causa dell’esplosione di un ordigno, nella città turca di Akcakale, situata nella provincia di Sanliurfa, al confine turco-siriano. In risposta, Ankara ha preso di mira le postazioni delle SDF in Siria. Secondo le autorità turche, la responsabilità dell’esplosione è da attribuirsi Unità di Protezione Popolare curde (YPG). Queste, poi, secondo la Turchia, sarebbero alleate con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), considerato un’organizzazione terroristica e contro cui, dal 2016, sono state condotte quattro operazioni nel Nord della Siria, volte ad evitare la formazione di un corridoio verso il confine turco usufruibile dai “terroristi”.

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