La crisi del Congo
La crisi del Congo fu una fase di perdurante instabilità politica e di tumulti che interessò il territorio dell’attuale Repubblica Democratica del Congo tra il giugno del 1960 e il novembre del 1965.
Iniziato subito dopo la proclamazione dell’indipendenza della nazione dal dominio coloniale belga il 30 giugno 1960, questo periodo fu caratterizzato da un lato da una forte instabilità politica rappresentata dallo scontro tra i sostenitori del presidente del Congo Joseph Kasa-Vubu e quelli del primo ministro Patrice Lumumba, e dall’altro da una estesa serie di disordini e sommosse nella maggior parte del paese, sfociate in aperte rivolte armate e tentativi di secessione da parte di varie province in opposizione al governo centrale. Gli eventi della crisi del Congo finirono con il coinvolgere più o meno direttamente diverse nazioni estere, inserendosi nell’ambito del più ampio confronto mondiale tra il blocco occidentale capitanato dagli Stati Uniti d’America e quello orientale guidato dall’Unione Sovietica: il primo appoggiò il governo centrale di Léopoldville spalleggiando Kasa-Vubu e, successivamente, il generale Joseph-Désiré Mobutu, il secondo sostenne Lumumba e, dopo il suo assassinio nel gennaio del 1961, il suo successore Antoine Gizenga, che cercò di instaurare un governo parallelo a Stanleyville. L’ex potenza coloniale del Belgio sostenne con aiuti militari e invii di contingenti di mercenari europei i tentativi secessionisti delle provincie del Sud-Kasai e soprattutto del Katanga: questi tentativi trovarono la ferma opposizione delle Nazioni Unite, che sostennero la riconquista delle regioni secessioniste da parte del governo centrale tramite l’invio di una missione militare nel paese (ONUC).
La caduta di Gizenga e della sua Repubblica libera del Congo nel gennaio del 1962 e la riconquista delle regioni separatiste nel febbraio del 1963 non arrestò la crisi: Pierre Mulele e il suo movimento di ispirazione maoista diedero il via a una rivolta popolare poi estesasi a gran parte delle regioni orientali del paese, culminata con la costituzione di un nuovo governo concorrente a Stanleyville sotto Christophe Gbenye e Gaston Soumialot; questo tentativo fu infine soffocato dalle truppe governative entro la fine del 1965. Lo stato di crisi, che provocò un totale stimato tra 100.000 e 200.000 morti in tutto il paese, viene fatto convenzionalmente cessare nel novembre del 1965 con il colpo di stato e la presa del potere da parte del generale Mobutu, anche se disordini e conflitti continuarono anche dopo; Mobutu instaurò un regime dittatoriale sul Congo – che venne rinominato in Zaire – fino alla sua morte nel 1997.
In questa guerra furono molto attivi gruppi di mercenari europei come il Commando 6 di Denard che si resero anche colpevoli di vari crimini di guerra .
il 12 novembre 1961 tredici aviatori italiani della 46ª Brigata aerea “Silvio Angelucci” su due aerei da trasporto in missione per conto dell’ONU furono sequestrati e successivamente trucidati a Kindu da milizie lumumbiste fedeli al governo di Stanleyville, che li avevano scambiati per mercenari europei al soldo dei katanghesi (episodio noto come l’eccidio di Kindu)
La presa del potere da parte di Mobutu non fu senza opposizione: il 23 luglio 1966 un reggimento dello ANC composto da ex gendarmi katanghesi si ammutinò a Stanleyville sotto la guida di un capitano belga, Wauthier: gli ammutinati si impossessarono di parte della città ma fallirono nel convincere le unità di mercenari europei ivi presenti (in particolare il Commando 6 di Denard) a unirsi alla rivolta. Dopo confusi negoziati i mercenari europei scelsero di rimanere fedeli al governo di Léopoldville, Wauthier fu ucciso e la rivolta domata nel giro di pochi giorni; Ciombe, incolpato del tentativo di golpe, fu condannato in contumacia alla pena di morte.
Il ruolo ambiguo tenuto dai mercenari, oltre che il desiderio di migliorare la sua immagine presso i governi africani, spinse Mobutu a progettare lo scioglimento dei reparti formati da stranieri; il 30 giugno 1967 l’aereo su cui Ciombe stava viaggiando fu dirottato e costretto ad atterrare ad Algeri, dove l’ex primo ministro fu posto agli arresti: per tutta risposta il 5 luglio seguente le principali unità di mercenari stranieri e i rimanenti reparti di ex gendarmi katanghesi si ammutinarono sotto la guida di Schramme e Denard. I ribelli si impossessarono di diverse città nelle regioni orientali, tra cui Stanleyville e Bukavu, ma con Ciombe agli arresti il movimento era privo di una credibile guida politica e fu ben presto sconfitto dalla controffensiva dei mobutisti: il 5 novembre 1967 Schramme e i resti delle sue truppe si ritirarono in Burundi, mentre un tentativo di Denard di sobillare la rivolta in Katanga si concluse senza troppi risultati entro il 7 novembre seguente. Agli europei sopravvissuti fu concesso di rientrare nei paesi di origine mentre i katanghesi furono rimpatriati e quasi tutti giustiziati nei mesi seguenti.
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