La battaglia di El Alamein

La famosa battaglia di El Alamein. Che consiste in una serie di battaglie, che consistono in una serie di episodi. Qui lo scontro nella Zona di El Heimemat-Naqb Rala (Seconda Battaglia di El Alamein) Prende il nome di El Heimemat un grande sperone roccioso situato nel sud del deserto libico, di fronte alla depressione di El Qattara. Fino a 50 gradi di giorno, intorno allo zero di notte, un luogo maledetto e deserto (a parte milioni di mosche) Il terreno “lunare” rende estremamente difficile il passaggio di mezzi blindati.Siamo all’inizio della Seconda battaglia di El Alamein (23 ottobre-3 novembre 1942) che segna la fine delle vittorie dell’Asse in Africa Settentrionale. (1) Il maresciallo Montgomery prepara la sua rivincita su Rommel e sull’ Afrikakorps. Il piano non prevede di travolgere il dispositivo dell’Asse a sud (il terreno non consente il vasto sfondamento con con mezzi blindati che spera Monty) ) ma di tentare comunque una decisa pressione anche in quella direzione. Montgomery quindi assegna questa missione ai legionari francesi della 13a DMBLE (“Mezza Brigata Légione Etrangère”) delle FFL (Forze Francesi Libere) veterani divenuti famosi per la strenua difesa di Bir Hacheim nel luglio dello stesso anno.Gli stessi fattori probabilmente inducono il Feldmaresciallo Rommel a mettere in difesa dello sperone i paracadutisti del 186° Rgt “Folgore”, allora senz’altro la migliore unità d’élite italiana (disponibili a causa dell’annullamento dello sbarco su Malta).E’ il 5° Btg paracadutisti – non più di 400 uomini comandati dal T.Col.Giuseppe Izzo – che si arrocca a difesa sull’Heimemat e sul leggero altipiano di Naqb Rala che lo fronteggia a ovest,il tutto protetto da campi minati. Gli Italiani hanno armi leggere, mortai da 81 mm e mitragliatrici pesanti, inoltre un appoggio di fuoco di 17 anticarro da 47 mm, e – dietro la prima linea – un pezzo da 75/27 mm.Il contatto avviene verso l’una del mattino del 24 ottobre. I legionari, tre btg della L.E. agli ordini del T.Col. Dimitri Amilakhvari, attaccano da sud attraversando la piana che separa il Naqb Rala verso il solo lato accessibile dell’Heimemat. Ma il T.Col Izzo aveva previsto la mossa, concentrando forze da quel lato, tra cui 4 cannoni da 47 mm. Amilakvari invece – sembra per difetto di trasmissioni radio – non riesce a indirizzarvi il fuoco di copertura dei sui cannoni da 75 autoportati di cui dispone.Al chiaro di luna gli avversari si intravvedono abbastanza bene, seguono quindi ripetuti assalti e contrattacchi per tutta la notte. Il 1° Btg L.E. che prende d’assalto il Naqb Rala, viene respinto da un violento fuoco di mitragliatrici e di mortai. Ma i legionari non desistono e il 2 Btg L.E. a sua volta si lancia all’assalto e quasi travolge la prima linea di difesa, prendendo anche dei prigionieri. Ma in piccoli gruppi i paracadutisti contrattaccano con bombe a mano, arrivando anche al corpo a corpo. Finché non sopraggiungono le prime luci del mattino e i legionari si rendono conto che conquistare queste posizioni sopraelevate, ostinatamente difese dai paracadutisti italiani, è impossibile.Del resto, quando il generale Koenig aveva comunicato gli ordini ricevuti personalmente da Montgomery (il quale, con sua solita antipatia, gli aveva aggiunto: “se non ne avete il coraggio chiederò a qualcun altro!”) al suo secondo T.Col Amilakhvari, quest’ultimo aveva esclamato: “È una vera idiozia andarci!” ma poi aveva aggiunto: ” Comunque, ragazzi, una idiozia in più o in meno, non sarà certo la prima volta..”(*)Oramai l’alba avanza… nel primo sole del mattino l’artiglieria italiana può meglio inquadrare gli avversari, esposti di fronte al Naqb Rala, che non possono far altro che ritirarsi.E’ a questo punto che il T.Col. Dimitri Amilakhvari – un principe georgiano esule in Francia, noto e amato nella L.E.- è colpito a morte da una salva di batteria italiana, probabilmente un 47/32. Una scheggia gli attraversa una tempia (portava sempre il kepi’ bianco, rifiutava l’elmetto).Poche ore dopo, più a nord (in zona El Munassib) i paracadutisti italiani contrattaccano, tra essi vi è il noto “Raggruppamento Ruspoli” dal nome del loro Comandante, T.Col. Principe Carlo Marescotti Ruspoli. Il quale anche lui cade, colpito da un proiettile di artiglieria inglese.Dimitri Amilakvari e Carlo Marescotti Ruspoli, due uomini ambedue di nobile stirpe. Dimitri Amilakvari principe georgiano esule di due patrie perdute: la Russia imperiale e la Francia di Vichy (per la quale era un “ribelle” da fucilare) aveva oramai la Legione come sola patria. Carlo Marescotti Ruspoli, principe romano, discendente di Condottieri, non amava certo il “piccolo borghese” che ci aveva inguaiato…Che ci facevano in mezzo al deserto? “Takfir”…in arabo significa “espiazione”, ambedue forse combattevano per espiare le colpe di altri. O forse perché era quello che sapevano fare meglio: combattere. E morire lo stesso giorno. Per il loro onore e per quello di una Patria perduta.—–Fonti: – P. Caccia Dominioni e Giuseppe Izzo, Takfìr – cronaca dell’ultima battaglia di Alamein, Mursia, Milano 1994- (*) D.Rondeau, R Stéphane, Des Hommes Libres 1940-45 La France libre par ceux qui l’ont faite, Grasset, 1997, pp.280-287 (dove il C.te Bernard de Saint-Hiller testimonia che fu un proiettile d’artiglieria italiano e non di un blindato tedesco che feri’ mortalmente il T.Col. Amilakvari)- Jean-Noël Vincent, Les Forces françaises libres en Afrique, 1940-1943, Ministère de la défense, Etat-major de l’Armée de terre, Service historique, 1983, (pp 198-217)- Paolo Morisi, The Italian Folgore Division, Operations in North Africa 1940-43, Ed Helion & Co., 2016 (pp 123-131) —(1) “Terza” se si considera la Battaglia di Alam Halfa (30 agosto-5 settembre 1942) definita da alcuni come “seconda battaglia di El Alamein”

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