Il CEF – Corpo di Spedizione Francese ’44 – ’45

Chi segue siti FB storici italiani non puo’ non aver notato la frequenza periodica di interventi sulle “marocchinate”, portate alla ribalta dal romanzo “La Ciociara” di A. Moravia, seguito dall’omonimo film di De Sica. 

Senza voler legittimare l’ orribile comportamento di questi “marocchini” si puo’ tentare di menzionare le cause, i fatti, separare i dati certi da quelli ipotetici o semplicemente falsi.
Ci si deve rendere conto della triste realtà dell’invasione della nostra penisola tra il ’43 e il’44, da parte di soldati dalle provenienze più varie: scrive il Generale Alexander « ventisei nazioni facevano parte del mio contingente…i principali partners naturalmente britannici e americani, gli altri: Canadesi, Neo-zelandesi, Sudafricani, Indiani, Cingalesi, Basuto, Swaziland, Bechuana, Seychelles, Isole Maurizius e Rodriguez, Caraibi, Ciprioti, Francesi, Polacchi, Nepalesi, Belgi, Greci, Brasiliani, Siro-Libanesi, Ebrei, Yugoslavi, Italiani » CEF Corpo di Spedizione Francese ’44 – ’45 (re: Earl Alexander “Memories” p.155 ingl).

Ne segue che vi erano anche i terribili Maori, i Gurkha, i Sickhs… E, tra gli yankees, neri e bianchi, delinquenti tirati fuori dalle galere con promessa di amnistia. Alexander omette un contingente di Spagnoli “rossi” (inquadrati nella Légion Étrangère). Gli Spagnoli peraltro, cosi’ come i Greci e gli Jugoslavi, non aspettavano altro per vendicarsi degli italiani che li avevano aggrediti.
In tutto furono ca un milione e mezzo di soldati che dilagarono in Italia. Postulare che fossero tutti “bravi ragazzi” ad eccezione di quei disgraziati dei “ marocchini” sembra già un po’ ingenuo.
Certo il CEF, Corpo di Spedizione Francese in Italia, comportava tre reggimenti di Marocchini ( ca 9.000 uomini) di cui solo una parte erano “Goumiers”. Questi ultimi erano truppe “irregolari” abituate a combattere in bande (cd “tabor” ) in montagna, a fare raramente prigionieri (nel qual caso li consideravano loro “proprietà”..) a fare razzie e a violentare: cosi’ erano soliti operare in Marocco contro i loro connazionali ribelli durante la guerra del Rif, inquadrati e addestrati da ufficiali francesi e spagnoli. 

Ma erano truppe di montagna che si dimostrarono guerrieri eccezionali, insostituibili nel terribile inverno ’43 – ‘44 . Apprezzati e utilizzati dagli anglo americani alla fine della Campagna erano ridotti a un terzo ca degli effettivi, tra morti, feriti, congelati e dispersi.
Certamente falsa e risibile la storia del “volantino-proclama” del gen Alphonse Juin, i “goumiers” non sapevano né leggere né scrivere e parlavano solamente dialetti simili all’arabo e – per i motivi detti sopra – non c’era alcuna necessità, purtroppo, di incoraggiarli.
Da tenere presente che la razzia – base di gran parte delle denunce – a spese dei civili, non era insita solo nelle loro usanze (lo stesso De Gaulle, arrabbiato per la figura che facevano fare alla Francia, li tratto’ da “primitivi” e ne vieto’ l’utilizzo in Francia) ma era anche per loro una necessità, dovuta alla logistica francese del tutto carente: esempio: i viveri passati dagli angloamericani (le razioni K erano quasi tutte a base di maiale o sospettate di esserlo). Peraltro la Procura militare del CEF giudico’ e condanno’ 370 casi di crimini, 28 colpevoli furono condannati a morte, altri condannati al carcere, anche alla Caienna.

Questi sono i dati ufficiali, ma esecuzioni sommarie, è certo, avvennero sul posto: un comandante europeo di indigeni sa bene che perderà ogni autorità se non punisce in modo inflessibile chi “sgarra”. E il generale Alphonse Juin – spinto da proteste del Vaticano e degli Alleati – dette rapidamente disposizioni in proposito. 

A fine guerra il governo francese offri’ un indennizzo: vi furono 60.000 richieste (la cifra: 15.000 lire dell’epoca, era allettante, e in quelle regioni regnava la miseria..) ca 12.000 furono i risarcimenti accolti, per stupri e violenze (ma – ammessa e non concessa la “buona fede” – come si distingueva un “goumier” da un Sikh, da un Maori o da un Gi’ nero ?).
Fonti primarie sono disponibili, come la: “Relazione del Ministero della Guerra al Consiglio dei Ministri sui crimini commessi dalle forze Alleate” (Archivio Generale dello Stato, dd 14/8/45 ) che riporta 6.489 crimini (furti e razzie) e 1341 stupri compiuti dalle forze Alleate, questi ultimi per l’84 per cento attribuiti dalle vittime ai “marocchini”, il resto ad altri militari dell’ Alleanza (americani inclusi). 

Tenendo conto che le domande di indennizzo si riferivano in buona parte a furti e razzie (più che a stupri) e, da un lato la vergogna a autodenunciare lo stupro, dall’altro l’interesse a percepire un indennizzo, un calcolo ragionevole da parte di storici seri si situa tra 3.000 e 5.000 casi di stupro commessi dalle forze di colore del CEF. Lo storico italiano Tommaso Baris si spinge peraltro fino ai 12.000 suddetti (senza esprimere dubbi sull’identità franco africana dei colpevoli).

Si puo’ obiettare: che importanza hanno le cifre, anche un solo stupro è di troppo… ma il problema è che attribuire tra 60.000 e 150.000 casi di stupri ai (soli) “marocchini” (cifra che in modo ridondante appare su siti e articoli a stampa) suscita incredulità e discredita chi ne è la fonte.
Infine cio’ che lascia perplessi è la ritrosia da parte di studiosi italiani seri (se si esclude Tommaso Baris: ”Il CEF in Italia, Violenze dei liberatori…”) di analizzare questi fatti, all’estero da tempo non è più cosi’ (Jean-Cristophe Notin: “La Campagne d’Italie”, Julie Le Gac: “Vaincre sans gloire” (a cura del Ministero della Difesa francese), Rich Atkinson: “The War in Italy”, tra gli altri). 
Per il dramma dei civili dell’epoca,si è soliti riferirsi alla “La Ciociara” di Moravia; ma allora perché no anche: “La Pelle“ di Curzio Malaparte?

Insomma, se da un lato le proteste ricorrenti delle “marocchinate” in fondo sono positive poiché portano a galla una realtà della guerra “di liberazione” ben diversa dal Mito della Resistenza e degli Americani “liberatori” dal Fascismo, che ci viene proposta da due generazioni, dall’altro non se ne vede l’utilità, se non quella di tentare di trovare un unico “capro espiatorio” dimenticando tutto il resto e – accessoriamente – alimentare l’odierna animosità verso la Francia e un razzismo, neanche tanto nascosto, verso gli africani.

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3 risposte

  1. Alberto Nani ha detto:

    modificare da “generale June” , a: generale Alphonse Juin (grazie)

  2. Alberto Nani ha detto:

    Le richieste di indennizzo non furono 60.000, ma circa 20.000 e per requisizioni di bestiame, furti, violenze varie . I “60.000 stuprié è una cifra fantasiosa di un deputato missino pronunciata negli anni ’60negli anni

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