Beirut piange
da Farid Adly (Agenzia ANBAMED)
“Beirut Piange”, “La Catastrofe”. Sono due titoli di giornali libanesi stamattina, il giorno dopo la spaventosa esplosione nel porto della capitale libanese. Al-Nahar rincara la dose: “Il suicidio di uno Stato fallito”. Gli ospedali sono in tilt per l’arrivo di oltre 3 mila feriti. I morti sono 73, ma non si esclude che il numero sia più alto e che sicuramente aumenterà. La Croce Rossa libanese parla già di 100 vittime. Sgomento, incredulità e tanta solidarietà umana e internazionale.
Le dichiarazioni che tendevano a minimizzare hanno ridotto la credibilità delle versioni ufficiali: deposito di fuochi d’artificio, esplosivi sequestrati da tempo e, infine, i nitrati d’ammonio non convincono. Un generale in pensione, Khalil Hello, ha puntualizzato che “i nitrati di ammonio per esplodere hanno bisogno di un innesco, non esplodono da sole”.
Negligenza o attentato? Nessuna pista è esclusa e il primo ministro ha promesso che i responsabili saranno individuati e pagheranno.
Non mancano i commentatori che collegano l’esplosione con l’avvicinarsi della sentenza per l’assassinio dell’ex premier Rafiq Hariri (14 febbraio 2005), che sarà pronunciata dopo domani Venerdì al Tribunale speciale per il Libano, all’Aja. Una sentenza attesa da anni di un processo che ha visto sul banco degli imputati 4 uomini di Hezbollah.
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