16 Marzo 1988: il massacro di Halabja

di Robert Jordan (foto di Adam Jones; Creative Commons)

Il 16 marzo 1988 Saddam Hussein e suo cugino Alí Hassan al Maijd (detto Alí il Chimico, capo dei Servizi segreti iracheni, membro influente del Partito Baath e molte altre cose) organizzarono (nell’ambito dell’operazione Zafar) il massacro di Halabja, abitata da cittadini iracheni di etnia kurda. Dopo numerosi bombardamenti con bombe convenzionali e Napalm per costringere la gente a chiudersi nei rifugi, iniziarono gli attacchi con gas di vario tipo (probabilmente un mix di Tabun, Sarin e VX).
Non meno di 5000 persone (numerosi bambini) morirono tra atroci sofferenze, e molte altre riportarono danni irreversibili.
Il PUK e il PDK, i due principali partiti kurdi irakeni, denunciarono immediatamente l’azione, ma Saddam accusò della strage l’esercito iraniano (la guerra tra Iraq e Iran era ancora in corso) nonostante fosse risaputo che gli iraniani non possedevano armi chimiche.

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