Rappresaglia

«E come potevano noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento».
Salvatore Quasimodo, 1946

Fotografia: Il 10 marzo 1945, come rappresaglia per un’azione partigiana, Mario Pasi “Montagna” (nato nel 1913), Joseph (soldato francese non altrimenti conosciuto), Francesco Bortot “Carnera”(1921), Marcello Boni “Nino”(1921), Pietro Bertanza “Portos” (1925), Giuseppe Como “Penna” (1925), Ruggero Fiabane “Rampa” (1917), Giovanni Cibien “Mino” (1925), Giovanni Candeago “Fiore” (1921), Giuseppe Santomaso “Franco” (1920), detenuti nella caserma D’Angelo di Belluno, furono condotti al Bosco delle Castagne e impiccati ai rami di alcuni alberi. Le vittime furono però undici, giacché i nazisti, resisi conto di uno scambio di persona, rientrati in caserma provvidero a fucilare nel cortile Giuseppe Cibien, il partigiano che era stato inizialmente indicato nell’elenco delle vittime.

Aldo Sirena «La memoria delle pietre. Lapidi e monumenti ai partigiani in provincia di Belluno», 1995.

“Cari compagni, mandatemi del veleno. Non resisto più. Montagna”: biglietto scritto dal medico Mario Pasi durante la sua prigionia. Fra le dieci vittime si trovava pure un medico di Ravenna Mario Pasi (Montagna),
che era stato torturato brutalmente, al punto che una gamba si era ridotta in cancrena.




Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *