Piedi Freddi

«Ho l’impressione, papà, che per molti abitanti dell’Europa dell’Ovest questa nuova guerra in Ucraina sia come quei velieri per i Mapuche, altrettanto difficile da inserire nella loro cognizione non solo del mondo, ma soprattutto di sé. E così molti le voltano le spalle e si convincono che non ci sia.
Eppure dovrebbe essere semplice. C’è un paese che ne ha invaso un altro, in barba al diritto internazionale. C’è un paese che fa piovere missili e bombe sui condomini dall’altro. C’è un paese che deporta migliaia di abitanti dell’altro, che ne saccheggia i musei, che tortura, uccide e butta la gente dell’altro in fosse comuni, gli ruba le lavatrici, gli defeca sui letti e ne rapisce i bambini. Cosa c’è di difficile da capire? Dovrebbe essere facile scegliere da che parte stare. Soprattutto a noi Europei dell’Ovest a cui piace tanto sentirci nel giusto senza fare chissà quale sforzo. No, non dovrebbe essere complicato.
Ma in molti s’illudono che questo sia ancora il tempo di prima, quello in cui la guerra basta non volerla, anzi basta ripudiarla, ed essa cesserà. Certo, di guerre ne abbiamo viste e ne vediamo tante alla televisione, proviamo intensa pena per le loro vittime. Ne siamo straziati, così come deve essere, e giustamente chiediamo che ne siano fermati gli orrori. Ma sono altrove, e la pietà per l’altrove non ci ha mai costretto a metterci in discussione.
Questa guerra è diversa. Questa guerra ci obbligherebbe – se la guardassimo – a renderci conto che molti degli schemi con cui interpretavamo il mondo erano, a essere benevoli, incompleti. Per molti il rampicante del senso di sé è avviluppato intorno a un albero ormai mezzo secco. In realtà, anche se il tronco crollasse il rampicante potrebbe crescere altrove, e chi ci ha provato lo sa: non è impossibile cambiare idea, a farlo non si muore mica. Non è impossibile provare ad ascoltare punti di vista sulla storia d’Europa finora sconosciuti, come quello ucraino, o bielorusso, o estone. Potrebbe essere perfino liberatorio. Però molti si avvinghiano con ancora più determinazione al legno tarlato. Quasi che l’illuminata e umile fatica di rivedere opinioni obsolete sia appunto spaventosa quanto il morire.
Ci sono quelli che affermano “Non vogliamo la guerra!” considerano quest’affermazione il loro utile contributo alla pace. E poi ci sono quelli che hanno costruito l’intero senso di sé sull’opposizione alle guerre stupide e brutali dell’unico imperialismo piaga egemonica del mondo: quello americano.
C’è un problema, però.
In Ucraina, chi ha mosso una guerra stupida e brutale non sono gli USA.
È qualcun altro.
Che fare, quando i presupposti su cui per decenni si è costruito il senso di sé contrastano con i dati di realtà?
“Im Kampf zwischen Dir und der Welt, sekundiere der Welt”, diceva Kafka. Nella lotta tra te e il mondo, stai dalla parte del mon-do. Ma sekundiere – assecondare – significa anche fare da secondo in un duello; ed ecco che con una sola parola (…) Franz evoca da par suo un’intera scena grottesca e surreale: due duellanti intabarrati che in un’alba brumosa si preparano a spararsi a vicenda – Tu, e il Mondo. Con beffarda saggezza, Kafka suggerisce di sdoppiarci in un terzo personaggio, meno stolto e vanaglorioso, che veda quanto assurdo e ridicolo sia sfidare a duello il Mondo. E di offrirglisi quindi come alleato.
Ecco, papà: questo invito oggi è ignorato da tutti coloro che proprio non ci riescono a sekundieren una realtà in cui i morti in Ucraina non sono le ennesime vittime dell’egemonia USA, bensì della Russia. Una realtà in cui se l’Ucraina fosse lasciata senz’armi per difendersi subirebbe in ogni città quello che ha subito a Buca, Mariupol’ e Izjum. Contro questa realtà oggi duellano le decennali definizioni di sé di molti Europei dell’Ovest: pacifista, antimperialista e soprattutto antiamericano. Verso questo senso di sé sono leali a oltranza, intendono proteggerlo a qualunque costo. E se questo significa porsi nella squadra avversaria a quella della realtà, si può sempre fare come i
Mapuche».
Francesca Melandri, «Piedi freddi», 2024
Commenti recenti