La Guerra in Ucraina
Ieri ho parlato della guerra in Ucraina a Pavia, insieme a Luca Steinmann. Due volte al liceo “Copernico”, per 400 ragazzi, e poi al collegio “Cairoli” per “la cittadinanza”.
Considerazioni sullo stato attuale del conflitto.
Il 10 maggio i russi hanno lanciato una violenta offensiva nel settore di Kharkiv. Qualcuno ha subito parlato di “accerchiamento (imminente) della seconda città dell’Ucraina, di sfondamento del fronte, eccetera.
In realtà, dopo dodici giorni, i russi stanno ancora combattendo per conquistare il pieno controllo di Vovchansk (nella foto i sobborghi settentrionali della cittadina in fiamme), che dista 4.654 metri dal confine di stato, e la situazione sul terreno – dopo una crisi iniziale – sembra stabilizzata.
I russi, consapevoli del fatto che nel giro di qualche settimana gli aiuti militari statunitensi consentiranno agli ucraini di difendersi con più efficacia, stanno tentando di conquistare qualche vantaggio strategico: non “circondare Kharkiv”, che non è nelle loro possibilità, ma minacciarla, portare le proprie batterie d’artiglieria a tiro della città, costringere gli ucraini a spostare truppe in questo settore per sventare un’eventuale minaccia futura. Niente che possa cambiare le sorti del conflitto, che continua a mostrare il suo volto di guerra d’attrito e di “consumo di materiali”, ma comunque qualcosa…
Nel frattempo sono state dette (o minacciate) cose su cui riflettere.
Zelensky ha chiesto alla NATO di abbattere i missili russi nello spazio aereo ucraino. Facile immaginare le strida dei nostri travaglini d’ordinanza – “guerrafondaio! Vuole trascinarci nella terza guerra mondiale!” – ma vorrei spendere qualche parola al proposito.
Se aerei NATO abbattessero dei missili russi sul territorio ucraino, questo IN NESSUN MODO potrebbe essere ritenuto un atto di guerra contro la Russia. (Altrimenti, tra l’altro, la NATO sarebbe in guerra con l’Iran per aver aiutato Israele ad abbattere i missili diretti verso il suo territorio.) Non esiste alcuna legge internazionale che proibisca a X di aiutare Y nel difendere il proprio territorio da missili lanciati da Z: un atto del genere non metterebbe in pericolo la vita di un solo russo, ovviamente, e servirebbe solo a preservare vite e beni di civili ucraini sotto attacco. (Vorrei, a questo proposito, sentire le obiezioni dei pacifisti, per i quali “la vita prima di tutto”.)
Quindi facciamolo. Si salvano vite, si fa un passo verso la trattativa spuntando le armi di Mosca (come sa chi mi legge: sono convinto che questa guerra debba finire con una trattativa, ma che sia la Russia a dover essere convinta a trattare restituendo almeno una parte dei territori occupati dopo l’aggressione, eccetera)…
Perché non farlo, dunque? La risposta è una sola: paura di “escalation”, ovvero della eventuale “rappresaglia” russa. È fondata questa paura?
No. È ovvio che Putin e i suoi “portavoce” le sparino grosse, e pubblicizzino persino “esercitazioni con armi nucleari tattiche” vicino ai confini dei paesi NATO…
(Chi sa cosa immagina la gente comune dopo aver ascoltato queste parole… tanti piccoli funghi atomici che sbocciano in Bielorussia? “Esercitazioni con armi nucleari tattiche” vuol dire poco o nulla, in realtà… Probabilmente non molto di più che far indossare l’equipaggiamento NBC alle proprie truppe in una determinata zona, e far loro sudare sette camicie fino al cessato allarme).
È ovvio, ripeto, che le tentino tutte per evitare un’eventualità del genere. Ma non potrebbero fare assolutamente nulla se dei caccia NATO si limitassero ad abbattere dei missili russi nei cieli ucraini. Attaccare per primi un paese NATO, o anche solo un aereo NATO sul territorio di uno stato sovrano terzo, sarebbe suicida. Un’escalation nucleare in risposta a un atto strettamente difensivo come l’abbattimento di missili diretti verso le città ucraine sarebbe impensabile, e indifendibile da chiunque. È un bluff. Ma nella situazione politica attuale dell’Occidente, con elezioni imminenti e Biden che barcolla in vista delle prossime elezioni, nessuno ha il coraggio di andarlo a vedere.
Intanto si combatte e si muore da due anni e tre mesi.
Colpa anche nostra: i russi, ancora oggi, sono convinti che ce la faranno a logorare irrimediabilmente le forze e i mezzi a disposizione degli ucraini e ad esaurire la scarsa volontà politica occidentale di aiutarli a vincere questa guerra.
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