Addio amore mio

300 è un film del 2007 co-scritto e diretto da Zack Snyder.

Il film è un adattamento cinematografico dell’omonimo fumetto; quest’ultimo è stato a sua volta ispirato da un altro film, L’eroe di Sparta, un racconto semi-storico della battaglia svoltasi nel 480 a.C. alle Termopili.

Il film è stato girato con la tecnica del chroma key per riprodurre le immagini dell’originale fumetto. È uscito nelle sale negli USA il 9 marzo 2007, mentre in Italia il 23 marzo, ed è stato presentato fuori concorso al Festival di Berlino 2007. Nel marzo 2014 è uscito il sequel 300 – L’alba di un impero.

«Questa è Sparta!»

(Una celebre frase dal film, pronunciata da Leonida)

Grecia, V secolo a.C.. Delios, un soldato spartano, narra la vita di re Leonida, dalla sua dura gioventù alla sua ascesa al trono di Sparta. Tutto ebbe inizio quando dei messaggeri persiani si presentarono a Sparta chiedendo la loro sottomissione per conto del re Serse. Come risposta alla richiesta, Leonida e i suoi uccisero i messaggeri persiani scaraventandoli in un pozzo (la scena rimarrà nella cultura di massa, con Leonida che prima di uccidere i messaggeri persiani urlerà la nota frase “Questa è Sparta!“)[1]. Consapevole di avere innescato una nuova guerra contro i persiani, Leonida si reca dagli efori per esporre il suo piano per contrastare i persiani, che consiste nel creare un blocco di soldati in una stretta gola alle Termopili. Gli efori sono riluttanti e decidono di consultare l’Oracolo, il quale dichiara che gli spartani non possono andare in guerra durante la festività religiosa delle Carnee. In realtà gli efori sono stati corrotti dai persiani e quindi interpretano le profezie in modo da fermare Leonida.

Nonostante gli avvertimenti, Leonida raggruppa trecento dei migliori guerrieri spartani e si avvia a combattere contro i persiani; formalmente i trecento sono le sue “guardie personali” e quindi il re non viola la parola degli efori. Durante il viaggio, un gruppo di Arcadi si unisce alla spedizione. Arrivati alle Termopili, gli spartani rimettono in sesto i muri focesi, utilizzando cadaveri degli esploratori persiani, allo scopo di obbligare l’esercito nemico a infilarsi in una stretta gola. La battaglia da affrontare sarà estrema: i persiani, infatti, possiedono un esercito immenso, composto da circa 1 000 000 soldati. L’esercito di Leonida, invece, è composto da soli trecento dei migliori guerrieri di tutta la Grecia. Durante il cammino Leonida incontra Efialte, uno spartano deforme salvato da una morte certa in tenera età (la società di Sparta, infatti, è molto rigida: solo i bambini sani possono vivere, in quanto diverranno soldati, quelli deformi o giudicati troppo poco robusti sono gettati in un dirupo) e addestrato a combattere dal padre. Efialte informa il re dell’esistenza di un sentiero segreto tramite il quale è possibile aggirare le Termopili, quindi gli chiede di potere combattere con i trecento Spartani per riscattare l’onore del padre. Leonida, pur apprezzando lo spirito guerriero di Efialte, è costretto a rifiutare poiché quest’ultimo non riesce a sollevare il suo scudo: ciò indebolirebbe e danneggerebbe la falange spartana. Il re spartano, tuttavia, offre a Efialte il ruolo di rimuovere le salme dal campo di battaglia e di guarire i feriti, proposta che però offende molto quest’ultimo, che lancia il suo scudo nel mare e trama contro gli spartani.

Il primo giorno inizia il combattimento. L’enorme esercito di persiani, seppur numerosissimo, soccombe alla falange degli spartani, che vincono la battaglia provocando un grande massacro; i persiani lanciano contro Leonida e i suoi soldati un turbine di frecce che si conficca negli scudi nemici, ma non riescono a colpire alcun soldato. Serse, impressionato dalla tenacia dei soldati di Leonida, si reca a parlare personalmente con il re spartano e gli offre, in cambio della resa, il titolo di generale di tutta la Grecia, ma Leonida rifiuta l’offerta. Di sera Serse si vendica del rifiuto del re spartano inviando contro di lui e i suoi soldati i suoi guerrieri formidabili: gli Immortali. Questi guerrieri indossano maschere metalliche mostruose e danno molto filo da torcere all’esercito di Leonida, uccidendo molti suoi compagni e facendo uso di un guerriero gigantesco e mostruoso, a cui rompono le catene che lo tenevano prigioniero per scagliarlo sui nemici, falciandone diversi. Poi affronta Leonida, riuscendo quasi a ucciderlo, sennonché il re spartano, dopo avere schivato tutti i colpi del mostruoso avversario, lo trafigge al braccio con la spada. Il nemico la estrae dalla ferita e, come se nulla fosse, si lancia nuovamente sul re spartano. Quest’ultimo cade a terra, crivellato di colpi allo scudo, e perde sia esso che la spada. Tuttavia, mentre il mostro sta per annientarlo, il re di Sparta riesce con uno sforzo a riafferrare la spada e colpisce all’occhio il nemico, che la estrae nuovamente dalla ferita e con grinta spaventa l’avversario; Leonida, infine, riesce a prevalere recidendogli la testa e lo scontro prosegue. Leonida allora ordina l’attacco e i trecento guerrieri massacrano tutti gli Immortali, provocando un altro mare di morti fra i persiani e il sangue che scorre a fiumi tra le salme. Leonida e i suoi spingono poi i cadaveri giù dalla scogliera e questi sprofondano nel mare.

Il secondo giorno Serse scaglia contro i soldati la fanteria persiana, oltre a un enorme rinoceronte da guerra, che viene abbattuto da Astinos, il figlio del capitano dell’esercito di Leonida. Serse allora invia i genieri dotati di esplosivi e gli elefanti da guerra. Entrambi gli attacchi falliscono miseramente. Un cavaliere persiano, sbucato all’improvviso dalla nebbia, uccide Astinos mozzandogli il capo e il padre, dopo avere lanciato un urlo di dolore verso i persiani, travolto dall’odio esce dai ranghi e comincia a massacrare tutti i persiani che gli capitano a tiro. Si dispera al tal punto che viene trascinato con forza da tre spartani per portarlo indietro, cacciando un urlo di assoluta ferocia contro gli avversari, tanto da farli arretrare spaventati. Ha termine così la dura e lunghissima battaglia di Leonida e dell’esercito di Serse. Nel frattempo Efialte, furioso per essere stato rifiutato dal re, si reca nel campo dei persiani e, in cambio di una posizione di prestigio all’interno dell’esercito di Serse, rivela il percorso segreto per attraversare le Termopili. Quando si scopre la mossa di Efialte gli Arcadi si ritirano e Leonida ordina a Delios (ferito all’occhio sinistro) di partire con loro e tornare a Sparta per raccontare a tutta la Grecia le loro gesta.

Intanto, a Sparta, il consigliere Terone concupisce la regina Gorgo, moglie di Leonida, affinché, in cambio dei favori di lei, Terone la aiuti a convincere il consiglio di Sparta a inviare l’intero esercito in guerra. Al consiglio, inaspettatamente, Terone non soltanto non sostiene la regina, ma l’accusa di adulterio davanti all’intero congresso. La regina, furente per gli insulti, uccide Terone, trafiggendogli il ventre con un pugnale. Egli cade a terra morto e alcune monete persiane con il volto di Serse rotolano per il consiglio, il che rende palese il suo tradimento.

Alle Termopili i persiani circondano gli spartani da tutti i lati e i messaggeri di Serse chiedono la resa di Leonida. Il Dio-Re offre nuovamente a Leonida il titolo di generale di tutta la Grecia. Il re spartano si leva scudo, elmo e lancia per fingere di inchinarsi, e, con un urlo a sorpresa, spinge un suo compagno a scagliare la lancia contro un nemico, uccidendolo. Serse, sconvolto, ordina ai suoi soldati di trucidare i trecento guerrieri una volta per tutte, mentre Leonida scaglia la sua asta contro lo stesso Serse, ferendolo al labbro. Mentre il re persiano si mette una mano sulla ferita per tamponarla, i suoi guerrieri lanciano una gragnola di frecce contro i trecento, bersagliandoli e gettandoli a terra semivivi. Infine un turbine di frecce terribili e letali parte dagli archi dei persiani contro i trecento, annientandoli e ferendo anche Leonida, che morirà per ultimo, crivellato di frecce.

Nel finale Delios termina il racconto delle gesta di Leonida e dei suoi trecento davanti all’esercito di spartani e greci di tutto il Paese, pronti ad affrontare l’esercito persiano. Egli ricorda che quell’esercito che riuscì con estrema difficoltà a vincere trecento spartani, ora dovrà tremare davanti a 10 000 spartani e a 30 000 greci provenienti dalle altre città-stato. Ha così inizio la battaglia di Platea, che vedrà vittoriosa la Grecia e segnerà la fine dell’invasione persiana.

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